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30 SETTEMBRE

Nikita Maheshwary (NL/IND)
ME&YOU: in a dialogue

COLLECTIVE READING/PERFORMANCE
Goethe Institut (Auditorium)
h. 19:00 (75')

ingresso gratuito con prenotazione consigliata

PRIMA NAZIONALE
Me&You: In a Dialogue è un reading collettivo nel quale il pubblico è invitato a leggere (ad alta voce) una serie di lettere indirizzate da “me” a “te”. Le lettere, scritte senza un particolare ordine cronologico, meditano sui temi come la cura, il senso di colpa, il limite, la maternità e l’identità mutevole di una donna (danzatrice) per spiegare le disuguaglianze tra religioni, culture e generi.

“In queste lettere, solo una parte della corrispondenza è stampata. Un IO che rivela e vibra la sua moltitudine, perché il TU al quale si rivolge continua a cambiare: si rivolge all’artista stessa del passato, a un bambino futuro, ad amici-artisti, una persona che sta morendo, una cortigiana di un tempo passato. Un IO, in quanto artista, madre, amica o spettatrice, che cerca di trovare e rivendicare il suo posto in un mondo che è ancora definito da troppe disuguaglianze tra culture, religioni e generi. Un IO, che proprio come in una danza, si muove tra passato, presente e futuro. Un IO come “custode temporaneo o semplicemente un link tra morti e non nati”… Se c’è una frase che tesse tutte queste lettere insieme, è l’intenzione della scrittrice “ad essere consapevole: per tutte coloro che diventeranno donne; per tutte le donne ancora a venire” ~ (Guy Cools)

Trailer

Di e con Nikita Maheshwary
Design lettere: Laurence Felber
Con il supporto di Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia e ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio


Nikita Maheshwary
Originaria di Nuova Delhi, Nikita Maheshwary è un’artista attiva nella performance con sede nei Paesi Bassi. La sua ricerca artista verte sui temi del genere, cultura e identità e attraverso le sue performance, scritti, mostre e lavori di curatela,è profondamente coinvolta nel raccontare storie di pluralità, azione femminile, forme di emarginazione e divisione di classe. Nel suo lavoro performativo, Nikita fonde movimento, silenzio, testi e media new age, invitando il pubblico a partecipare alla creazione di significato e conoscenza collettiva. Dal 2018, anche come ricercatrice presso THIRD, DAS Graduate School, Amsterdam (2019 – 2022), è impegnata nel suo progetto di ricerca artistica Naachne-wali: The Dancing Girl. Attualmente lavora come coreografa indipendente e insegna alla Fontys University of Arts, Tilburg e Codarts, Rotterdam. In associazione con DansBrabant, è attualmente coinvolta in due progetti di danza europei: Micro and Macro Dramaturgies in Dance and Performing Gender – Dancing in your shoes.

www.nikitamaheshwary.com

Conversazione con Nikita Maheshwary (NL/IND) e Giulia Grechi (IT)
TALK
Goethe Institut (Auditorium)
h. 20:30 (45')

ingresso gratuito con prenotazione consigliata

L’antropologa Giulia Grechi (Accademia di Belle Arti di Brera), converserà, assieme al pubblico presente, con l’artista e performer Nikita Maheshwary a partire dal suo lavoro Me&You: In a Dialogue. L’incontro sarà l’occasione per articolare un racconto delle fasi processuali del lavoro dell’artista, della sua poetica e soprattutto per amplificare, attraverso il dialogo, domande, questioni, discorsi in un’ottica di allargamento del campo di osservazione e attraverso una reciprocità di sguardi.

Giulia Grechi
Giulia Grechi è antropologa, phd in “Teoria e ricerca sociale” presso l’Università La Sapienza di Roma. È docente di Antropologia Culturale e dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, e di Sociologia dei processi culturali a IED – Istituto Europeo di Design, Roma. È socio fondatore del collettivo curatoriale Routes Agency. Cura of contemporary arts, (con Viviana Gravano), con cui ha curato eventi di ricerca e mostre sulle eredità culturali del colonialismo italiano, e sulle loro riletture da parte delle arti contemporanee. Ha pubblicato il volume monografico La rappresentazione incorp. Una etnografia del corpo tra stereotipi coloniali e arte contemporanea (2016). Ha curato (con Iain Chambers e Mark Nash) The Ruined Archive (2014), e (con Viviana Gravano) Presente Imperfetto. Eredità coloniali e immaginari razziali contemporanei (2016).

Nikita Maheshwary
Originaria di Nuova Delhi, Nikita Maheshwary è un’artista attiva nella performance con sede nei Paesi Bassi. La sua ricerca artista verte sui temi del genere, cultura e identità e attraverso le sue performance, scritti, mostre e lavori di curatela,è profondamente coinvolta nel raccontare storie di pluralità, azione femminile, forme di emarginazione e divisione di classe. Nel suo lavoro performativo, Nikita fonde movimento, silenzio, testi e media new age, invitando il pubblico a partecipare alla creazione di significato e conoscenza collettiva. Dal 2018, anche come ricercatrice presso THIRD, DAS Graduate School, Amsterdam (2019 – 2022), è impegnata nel suo progetto di ricerca artistica Naachne-wali: The Dancing Girl. Attualmente lavora come coreografa indipendente e insegna alla Fontys University of Arts, Tilburg e Codarts, Rotterdam. In associazione con DansBrabant, è attualmente coinvolta in due progetti di danza europei: Micro and Macro Dramaturgies in Dance and Performing Gender – Dancing in your shoes.

www.nikitamaheshwary.com

1 OTTOBRE

Monuments & flags
RASSEGNA VIDEO
Goethe Institut (Auditorium)
h. 19:00

ingresso gratuito con prenotazione consigliata

Monuments & Flags è una rassegna dedicata alla video arte e alla video performance, che si innesta nella più ampia programmazione di Interazioni Festival. Quello che accomuna la possibilità di lettura delle singole opere in programma, realizzate in momenti e contesti diversi, è una riflessione intorno al concetto di bandiera intesa tanto nella sua materialità di oggetto-simulacro e vessillo di appartenenze, quanto - per estensione - come essenza plastica della retorica del potere stesso. Sullo sfondo di queste mises en scène di simboli e miti identitari e patriottici è possibile scorgere, in alcuni casi, le genealogie e le interferenze, passate e presenti, tra matrici coloniali e processi di costruzione dei discorsi nazionali nella relazione tra monumenti e spazio pubblico.

Con il supporto di Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia


Isabella Gaffè / Salvo Lombardo (IT)
Prélude (5’05’’)
Nata come preambolo visivo allo spettacolo Excelsior di Salvo Lombardo \ Chiasma, l’opera video Prélude di Isabella Gaffè ripercorre diverse delle iconografie che dall’Italia post-unitaria a oggi hanno informato la costruzione di un discorso identitario nazionale italiano che mantiene vividi, ancora oggi, gli immaginari e le narrazioni legate alle Esposizioni Universali, alla rivoluzione industriale e all’Imperialismo coloniale.

Ideazione Salvo Lombardo
Montaggio, Post produzione, Isabella Gaffè
Ricerca iconografica Isabella Gaffè e Salvo Lombardo
Musica Fabrizio Alviti
Produzione CHIASMA, con il sostegno del MIC - Ministero della Cultura
Con il sostegno di ACS Abruzzo
Durata 5’ 05”
anno 2018

Isabella Gaffè
Isabella Gaffè è video editor, operatrice video e project manager per la cultura, laureata al DAMS di Bologna. Il suo lavoro ruota da sempre attorno al mondo delle arti performative, del cinema e del video. Nel 2007 frequenta la scuola annuale di Sceneggiatura Sentieri Selvaggi a Roma e dal 2010 si specializza in video editing. Da allora produce diversi video, collaborando con artisti, performer, compagnie di danza e teatro, curatori di eventi di arte contemporanea e istituzioni culturali.


Ginevra Panzetti / Enrico Ticconi (IT/DE)
Sivler Veiled (23’)
Silver Veiled è un lavoro video che parte dal materiale di ricerca elaborato nel dittico coreografico AeReA | ARA! ARA!. In dialogo con l’architettura, è centrale l’uso dell’oggetto bandiera per il disegno di una partitura di svelamenti, che evoca una stretta quanto antica fratellanza tra due oggetti tessili, bandiera e sudario. I drappi si presentano in un grigio argenteo, ripuliti da simboli e stemmi sino a raggiungere la loro essenza plastica, un punto zero privo di connotazioni in cui tutto può emergere, cominciare o sparire. Liberandosi dal drappo, lo stemma rimane saldo all’oggetto bandiera prendendo forma di impugnatura e marchio allo stesso tempo, in memoria di antichi timbri, che impressi sulla ceralacca sigillavano un messaggio. A definire il simbolo, non sono maestosi quanto temibili predatori come l'aquila o il leone, animali spesso utilizzati come simboli araldici di potenza, ma è un becco di pappagallo, un volatile che ha la caratteristica di imitare e ripetere frasi e parole, ignorandone contenuti ed effetti.


direction - Panzetti / Enrico
assistant directors - Ilaria di Carlo
sound design - Sergio Salomone
cinematography, video editing - Ettore Spezza
objects, costumes - Sergio Salomone, Panzetti / Ticconi
audio mastering - Max Costa
distribution - Kante Film
production - Ginevra Panzetti / Enrico Ticconi, Associazione Culturale VAN
commissioned by - Dublin Dance Festival
with the support of - Anticorpi – all’interno dell’azione supportER; Lavanderia a Vapore, centro di residenza per la danza


Ginevra Panzetti / Enrico Ticconi
Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi vivono tra Berlino e Torino e lavorano insieme come duo artistico dal 2008. La loro ricerca si sviluppa nell’ambito della danza, la performance e l’arte visiva. Approfondendo tematiche legate alla storica unione tra comunicazione, violenza e potere, attingono ad immaginari antichi costruendo figure o immagini ibride tra storia e contemporaneità. Entrambi si diplomano presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e frequentano la Stoa, diretta da Claudia Castellucci.

www.panzettiticconi.com



Daniele Spanò (IT)
Fake News (2’23’’)
Sebbene il tema della fake news sia di grande attualità, sarebbe erroneo associare esclusivamente questo fenomeno alla sua attuale diffusione sul web. Le sue origini infatti, sono molto più antiche e riconducibili di fatto alla diffusione della propaganda mediante qualsiasi mezzo di comunicazione: la carta stampata, la radio, la televisione etc. Tuttavia il web, oltre a permetterne un’ampia diffusione globale delle notizie, ha esteso quasi senza limiti la possibilità di diffondere notizie di qualsiasi carattere senza nessun obbligo di verifica o contraddittorio. Il ruolo più importante di questa diffusione incontrollata è stato sicuramente quello apportato dai social media, che di fatto, hanno permesso per la prima volata ad un’utenza globale di esprimersi “liberamente”. Fake News è un dispositivo generatore di un’immagine. L’immagine artificialmente costruita è quella di una bandiera italiana che sventola. Un grande ventilatore è manovrato da un uomo con competenza di azione e controllo del mezzo. I processi di mistificazione delle realtà, apparentemente semplici, prevedono competenza, precisione e attenzione al particolare. In Fake News l’obiettivo è di mettere in luce il rapporto tra immagine e finzione nella contemporaneità. Se da una parte il lavoro tenta di svelare i meccanismi disgiuntivi che intercorrono tra l’immagine e la sua provenienza, dall’altra il tentativo è quello di evidenziare come il nazionalismo intrinsecamente accoglie questo meccanismo mistificatorio basato sulla narrazione di valori divisivi, privilegiati, razzisti e coloniali.


Opera di Daniele Spanò / Con Salvo Lombardo


Daniele Spanò
Daniele Spanò dopo una formazione da scenografo, inizia l’attività di regista e artista visivo soprattutto nell’ambito della performance e della videoarte. Tra le collaborazioni più importanti quelle con il videoartista Gary Hill per la realizzazione della sua installazione Resounding Arches al Colosseo di Roma e quella con Takeshi Kitano per rappresentare il fermento artistico della città di Roma per un format televisivo da lui condotto dal nome Takeshi’s Art Beat. Dal 2012 al 2015 è consulente artistico per la Fondazione Romaeuropa e curatore della mostra DigitaLife. Tra i lavori più importanti: Line In the Sand - installazione multimediale al Made in New York - Media Art Centre (NY City) 2019. Orbis - video-installazione site-specific al Cafesjian Center for the Arts - Yerevan (Armenia) prodotta e promossa dall’ Ambasciata Italiana in Armenia in 2019. . Pneuma - Installazione multimediale inclusa nel programma della 58esima edizione del Festival dei Due Mondi 2015, Spoleto.

www.danielespano.com



Dehors / Audela (IT)
Ahi, caduti (7’)
Ahi, caduti è un frammento di Corpo Urbano, progetto transmediale realizzato nel 2019 nella città di San Donà di Piave, individuando, grazie ad una lunga residenza, alcuni tra gli elementi di maggiore orgoglio identitario e di maggiore persistenza nell'immaginario collettivo locale. Nei pressi del ponte sul Piave, a suggellare l'importanza avuta dalla città veneta durante la Prima guerra mondiale, sorge una copia quasi esatta del monumento al bersagliere eretto nel 1932 a Roma, a Porta Pia. Il valore simbolico e memoriale del corpo militare e il sacrificio compiuto da migliaia di soldati caduti sul fronte sono elementi che permeano ancora le celebrazioni che si svolgono nella città nel corso dell'anno. Sulle note de La Leggenda del Piave (La canzone del Piave), il celebre inno patriottico composto nel 1918 da Ermete Giovanni Gaeta (E. A. Mario) e pezzo forte del repertorio bandistico militare, Ahi, caduti rivitalizza, trasla, scioglie progressivamente quella postura scultorea, che suggerisce una forza plastica tanto raggelata quanto in movimento, ironicamente la fa accasciare e dolcemente riposare, come corpo vivo che cade, come simbolo che cede e che chiede di deporre le armi, che si impone, nel farsi figura orizzontale, una meritata pausa, non più idolo con forza di identificazione. L’esplorazione della parte nuova della città, periferie composte da villette monofamiliari ben protette e accessoriate, da case di cura, parchi ordinati, costruiti a misura di famiglia veneta, sostanzialmente vuoti, ci ha portato ad immaginare una possibile ricollocazione della statua del bersagliere, spostandola dall’ingresso trionfale della città, o meglio, presentarne una versione incarnata in un corpo femminile e impreciso, e riedificarla nel bel mezzo del Parco Zucchi, un’area verde di recente riqualificazione, d’un candore senza una grande anima, sopra una collinetta artificiale e ornamentale, che non funge da luogo di vedetta, come l’argine del fiume, ma fa da sponda per le biciclette dei ragazzini.


film, editing SALVATORE INSANA
con ELISA TURCO LIVERI
un progetto DEHORS/AUDELA
realizzato con il sostegno del progetto "Processi di Rigenerazione Urbana per Spiriti Creativi" di Forcoop CORA Venezia e finanziato da INN Veneto.
hd video, 7', 2019


Dehors / Audela
DEHORS/AUDELA è un collettivo fondato da Elisa Turco Liveri e Salvatore Insana. Il collettivo, facendo confluire arti visive e arti performative nel segno di una ricerca continua, lavora da sempre sull'indagine dei luoghi di confine. Interstizi del presente, non solo concepiti come luoghi fisici, ma anche come aspetti sociali e antropologici. Negli ultimi anni hanno dato vita a opere teatrali, performance di danza, progetti di ricerca audiovisiva, lavori di videodanza, installazioni urbane, percorsi d'indagine fotografica e workshops sperimentali.

www.dehorsaudela.com



Salvo Lombardo / Daniele Spanò (IT)
Wasn't built in a day (15’)
Con il video Wasn’t built in a day Salvo Lombardo e Daniele Spanò indagano il concetto di potere e le sue articolazioni, le cui le radici affondano in un classicismo disegnato nei secoli in maniera strumentale. L’opera attraversa quel sistema di segni che sottendono iconografie, canoni estetici, narrazioni e pseudo genealogie alla base della costruzione dell’identità culturale e nazionale in Italia. Quali sono le matrici dei discorsi nazionalistici di oggi? Quali le rappresentazioni - molte di stampo coloniale - che permeano ancora nel nostro presente? E quali, invece, le “contro-figure” che resistono a queste rappresentazioni? Il video è stato realizzato in parallelo al processo di creazione dello spettacolo AMOЯ di Salvo Lombardo partendo dalle stesse domande e mantenendo al contempo una propria autonomia di linguaggio e di narrazione, pur nel medesimo tentativo di rovesciare il vasto archivio della nostra cultura d’appartenenza. AMOЯ è bifronte di Roma e Roma wasn’t built in a day.

Salvo Lombardo / Daniele Spanò
Salvo Lombardo, performer, coreografo, regista multimediale e direttore artistico di Chiasma. I suoi lavori sono ospitati da diversi festival, teatri, musei della scena contemporanea internazionale. È artista associato alla Lavanderia a Vapore e al Festival MilanOltre e curatore di Interazioni ~ Festival (Roma). www.salvolombardo.org Daniele Spanò (Roma 1979) dopo una formazione da scenografo inizia il l’attività di regista e artista visivo. Oltre alla ricerca personale, sono numerose le collaborazioni con registi e coreografi per la creazione di progetti visivi per performance e spettacoli.

www.salvolombardo.org

www.danielespano.com



Elena Bellantoni (IT)
Sokratis (4’59’’)
Il calcio unisce, separa anche e mette insieme. Ogni Nazionale ha la sua maglia. L’artista Elena Bellantoni ha scelto la maglia del capitano della Grecia Sokratis per un duello a tu per tu con l’Europa:
"Ho cercato – sotto il sole cocente che cade a picco sull’Acropoli a mezzogiorno – di giocarmela indossando i panni della Nazionale greca. Una partita tra Grecia ed Europa a suon di pallonate su un muro abbandonato di questa città che prende forma sui graffiti, sul quale ho disegnato – seguendo le mie misure – la bandiera della Comunità Europea. Il muro di cemento è duro, non fluttua al vento come si conviene. Sokratis è un difensore ma in questo caso i ruoli non contano si invertono e continuamente tra attacco e difesa. La palla sbatte contro il muro, uno scambio di battute nel silenzio del mezzogiorno di fuoco tra Sokratis e l’Europa cementificata, lapidaria”.


Elena Bellantoni
Elena Bellantoni (1975 Vibo Valentia) vive e lavora a Roma, è docente all’Accademia di Belle Arti di Roma e L’Aquila. Dopo essersi laureata in Storia dell’Arte Contemporanea, studia a Parigi e Londra, dove nel 2007 ottiene un MA in Visual Art al WCA University of Arts London. Nel 2007 è cofondatrice Platform Translation Group a Londra, nel 2008 apre lo spazio 91mQ art project space di Berlino. Nel 2018 è tra gli artisti vincitori della IV edizione dell'Italian Council del MIBACT; nel 2019 presenta il libro dell’intero progetto al MAXXI di Roma con un Focus sul suo lavoro.

www.onthebreadline.it



Carsten Saeger (DE)
Reproduction (of strangeness and hope) (6’56’’)
Parte conclusiva di una progetto di ricerca durato tre anni, il lavoro esplora la storia del busto di Patrice Lumumba realizzato da Rudolf Oelzner che è stato installato nel 1961 a Lipsia come atto di solidarietà e poi rubato nel 1997. Oltre al lavoro di Oelzner, molte sculture di Lumumba furono realizzate da altri artisti e furono esposte a Dresda presso nell’ambito dell’Esposizione d'Arte Tedesca della DDR“ nel 1962, compreso un busto realizzato dalla scultrice Jenny Mucchi-Wiegmann che fu esposto nel 2011 per iniziativa di un’associazione (DAFRIG). Il video di Saeger lavora sulla riproduzione del busto originale utilizzando il linguaggio della realtà aumentata e basandosi su materiale fotografico d’archivio. L’opera mette in discussione l'appropriazione artistica dell'immagine di Lumumba e l'alienazione che ne consegue attraverso forme stereotipate di rappresentazione, evidenziate attraverso il processo di riproduzione digitale della figura. Allo stesso tempo la la scultura in realtà aumentata, dato il suo approccio performativo, tematizza anche la questione della presenza fisica nei luoghi della memoria, mettendone in risalto il cambiamento storico e la funzione cerimoniale.

Carsten Saeger
Nelle sue installazioni e performance situazionali, Carsten Saeger affronta i temi del corpo, dell'identità e della memoria. Nato a Halle (Saale) nel 1988, ha studiato Design della Comunicazione presso la Burg Giebichenstein Kunsthochschule Halle (B.A.) dal 2009 al 2015 e Media Art presso la Hochschule für Grafik und Buchkunst Leipzig (Diploma in Visual Arts) dal 2015 al 2019. Ha partecipato a mostre collettive e personali nazionali e internazionali e ha ricevuto il 24° Premio Federale per Studenti d'Arte nel 2019. Dal 2019 al 2021 è stato docente presso l'Accademia di Arti Visive di Lipsia nella classe di Installation and Spatial Art (Prof. Joachim Blank). Nel 2021 ha ricevuto il Premio Villa Massimo Roma e il relativo soggiorno a Roma.

www.carstensaeger.com



Filippo Berta (IT)
Homo Homini Lupus (3’43’’)
L’uomo è lupo per l’uomo. “Filippo Berta ribalta l’assunto hobbesiano: per visualizzare la ferinitas del genere umano, l’artista utilizza direttamente un branco di lupi. Immersi in un paesaggio quasi lunare, i lupi si contendono violentemente non una preda ma un oggetto, una bandiera italiana, e questo ci spiazza, con un’allegorica mise en scène che rivendica le ragioni dello stato di natura sullo stato di diritto […]” (Eugenio Viola)

Filippo Berta
Artista rappresentato dalla Prometeogallery di Ida Pisani (Milano, Lucca). E docente presso FMAV di Modena. Nel 2019 è vincitore dell’Italian Council V Edizione con il progetto “One by One” rappresentato da Nomas Foundation di Roma. Ha esposto al Museo MADRE di Napoli, GAMeC di Bergamo, MSU Museo di Zagabria, Museion di Bolzano, Jonkopings Lans Museum (SE), Staedtischegalerie di Brema, State Museum of Salonicco (GR), Museo di Pori (FIN), Matadero Centro Creativo Contemporaneo, Madrid.

www.prometeogallery.com/it/artista/filippo-berta



Mohamed Abdelkarim (EG/NL)
I Almost Forgot The Roving Body...Let's Call It The Future (7’12’’)
In un mondo pieno di droni e di esseri umani estinti, il video propone il frammento di un viaggio di emigrazione verso “nord” condotto da un drone. Il dialogo con la voce anonima che lo accompagna è lo spunto per riflettere sui conflitti e sul contrasto tra le infrastrutture e le geografie. fa parte del più ampio più ampio progetto On the negative dialectic toward the future, che indaga l'agency dell'immagine del paesaggio inteso come testimone e che considera la performance del paesaggio nelle sue svolte politiche, ecologiche, geologiche e geomorfiche. Il progetto si concentra sulla criticità della speculazione negativa e dello sguardo distruttivo sul futuro, contestualizzando la negatività e le sue immagini sulla base di aspetti geopolitici e storici.

Trailer

Con il supporto di Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia e ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio

Di Mohamed Abdelkarim
Grafiche 3D: Mostafa El Baroody
Voice over: Katlynn
Commissionato da Goethe Alexandria


Mohamed Abdelkarim
Mohamed Abdelkarim is a performer, filmmaker, and researcher. He considers performance as a research method and a practice through which he produces texts and images. He employs and reflects on performative acts like narrating, singing, detecting, doing, fictioning, and recently, speculating. His current umbrella project focuses on the agency of the landscape as a witness of "a history we missed and a future we did not attend yet". He is currently Ph.D. candidate at the Akademie der bildenden Künste in Vienna.

www.mohamedabdelkarim.com

Mohamed Abdelkarim (EG/NL)
Different Bodies, One Tongue, and loose destiny

PERFORMANCE
Goethe Institut (Auditorium)
h. 20:45

ingresso gratuito con prenotazione consigliata

PRIMA NAZIONALE
La performance, basata su una modalità di racconto narrativo, si muove tra i formati di poesia, canzone e testo. La narrazione per frammenti tende a complicare la relazione tra le nozioni di corpo e di performatività tramite la rivisitazione di eventi storici e la speculazione su crisi future. Il lavoro ripercorre una serie di atti performativi come vedere, menzionare, morire, sognare, reincarnarsi, automatizzare tentando di analizzare il modo in cui un corpo viene rappresentato nella forma e attraverso la performance stessa. La performance è parte di una ricerca più ampia e del progetto “On the negative dialectic toward the future." La ricerca esplora l'agire dell'immagine di un paesaggio come testimone, considerando la performance del paesaggio nelle sue svolte politiche, ecologiche, geologiche e geomorfiche. Il progetto si concentra sulla criticità della speculazione negativa e dello sguardo distruttivo sul futuro oltre a contestualizzare la negatività e le sue immagini sulla base di aspetti geopolitici e storici.

Di e con Mohamed Abdelkarim


Mohamed Abdelkarim
Mohamed Abdelkarim is a performer, filmmaker, and researcher. He considers performance as a research method and a practice through which he produces texts and images. He employs and reflects on performative acts like narrating, singing, detecting, doing, fictioning, and recently, speculating. His current umbrella project focuses on the agency of the landscape as a witness of "a history we missed and a future we did not attend yet". He is currently Ph.D. candidate at the Akademie der bildenden Künste in Vienna.

www.mohamedabdelkarim.com

3 OTTOBRE

Anna Basti (IT)
Le classique c’est chic

CLASSE DI DANZA CLASSICA APERTA A TUTTƏ
Teatro Palladium
h. 17:00 (90')

partecipazione gratuita con prenotazione obbligatoria

Le classique c’est chic è una piattaforma progettuale che nasce con l’obiettivo di decolonizzare l’immaginario che riguarda la tecnica classica accademica, con la volontà di fornire a più persone possibili, strumenti di comprensione e di riappropriazione del proprio corpo.

Fin da piccola ho studiato danza classica nel mio paese natale, fino ad arrivare alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera, dove mi sono diplomata. Ho lavorato poi nel corpo di ballo del Teatro dell’Opera, nel momento stesso in cui stavo scoprendo la danza contemporanea. La grande distanza che ho sempre sentito rispetto al modus operandi tipico della formazione accademica prima e del corpo di ballo poi, mi ha portata a scegliere di dedicarmi alla danza contemporanea, fino ad arrivare al teatro di ricerca e alla performance. La tecnica classica ha comunque continuato a rappresentare per me un punto di riferimento come training, che ho integrato nel tempo con le nuove scoperte che andavo via via incarnando. Questo mi ha portato a svuotare la tecnica classica da tutto quel che ha a che fare con un'attitudine estetica fine a se stessa e a concentrarmi sulle relazioni che attiva all’interno del corpo e sulle dinamiche di spostamento del peso nello spazio. E soprattutto a ribaltare la relazione che propone rispetto al proprio corpo: da battaglia infinita per farlo aderire il più possibile ad un modello estetico, all’utilizzo di questa tecnica come strumento di comprensione del corpo e delle sue possibilità. ” (Anna Basti)

Trailer

Con il supporto di Orbita | Spellbound - Centro Di Produzione Nazionale della Danza


Anna Basti
Si forma come danzatrice e performer. Collabora con diverse compagnie in Italia e all’estero, tra cui Aterballetto, Linga, Cie Twain, Les gents d’Uterpan, Muta Imago e Gruppo Nanou. Dal 2014 affianca all’attività di interprete, un proprio percorso di ricerca, che porterà al primo studio per moto perpetuo_prima deviazione, selezionato per AnticorpiXL_Vetrina della giovane danza d’autore. Dal 2018 fa parte del team di progettazione e cura del Marosi Festival. Nel 2016 nasce il duo basti/caimmi (UNLOCK, what is a fancy word for ending). Dal 2020 basti/caimmi co-fondatrici e artiste residenti presso Ostudio_roma.

Alessandro Pontremoli (IT)
Ridiscutere i canoni. Ridefinire la danza

TALK
Villetta Social LAB
h. 19:00 (60')

ingresso gratuito con prenotazione consigliata

Il professore Alessandro Pontremoli (Università degli Studi di Torino) proporrà una riflessione intorno ai canoni e alle rappresentazioni del corpo veicolate nei repertori della danza a partire da alcune domande centrali nella riflessione sugli immaginari della corporeità. Se pensiamo alla danza accademica, per esempio, si può ridiscutere la sua “tradizione” e il suo “repertorio” alla luce del tempo presente? Le cosiddette “danze di carattere”, che vengono ancora trasmesse come un caposaldo del balletto ottocentesco e le cui stilizzazioni si riferiscono a codici tradizionali, popolari e nazionali, possono essere messe a fuoco e discusse, oggi, rispetto alle rappresentazioni e agli stereotipi che veicolano? E oggi? Che modelli culturali e identitari trasmette la danza? Quali sono i nessi ancora attivi tra le rappresentazioni del corpo (tanto nel balletto classico quanto nei linguaggi del contemporaneo) e l’affermazione della presunta supremazia culturale dell’Occidente? I suoi canoni possono essere ridiscussi? Come questi canoni possono essere decostruiti, depotenziati e riutilizzati in termini critici anche nei paesaggi coreografici del presente?

Alessandro Pontremoli
Alessandro Pontremoli è professore ordinario di Discipline dello Spettacolo nell’Università degli Studi di Torino, dove presiede il Corso di Laurea in DAMS ed è membro del Collegio dei Docenti del Dottorato di ricerca in Lettere (Curriculum Spettacolo e Musica). È membro del comitato scientifico delle riviste «Il Castello di Elsinore» e «Danza & Ricerca» e direttore di «Mimesis Journal». Fra le sue ultime pubblicazioni: Danza e Rinascimento (Macerata 2011, premio Pirandello per la saggistica edizione 2013-2014); La danza nelle corti di antico regime (Bari 2012); Elementi di teatro educativo, sociale e di comunità (Torino 2015); La danza 2.0. Paesaggi coreografici del nuovo millennio (Roma-Bari 2018).

Aloalii Tapu / Christoph Winkler Company (NZ/DE)
The Goldberg Variations - dancing like a white guy

PERFORMANCE/DANZA
Teatro Palladium
h. 21:00 (30')

Biglietto: 12 euro

PRIMA NAZIONALE
Il coreografo e danzatore Steve Paxton, uno dei fondatori del movimento della contact improvisation, ha creato una coreografia nel 1986 basata sulla famosa registrazione di Glenn Gould di J.S. Le variazioni Goldberg di Bach. Con essa ha creato una delle opere più importanti della danza postmoderna. L’opera è un'improvvisazione strutturata, dunque non può essere ricostruita esattamente. Il giovane danzatore neozelandese Aloalii Tapu è di origine samoana ed è cresciuto in uno dei quartieri travagliati di Auckland. Il suo primo incontro con la danza è stato l'hip hop al centro giovanile locale. Il progetto di Royston Maldoom "Sacre" accende il suo interesse per la danza contemporanea. Nella sua comunità, tuttavia, la danza classica e la danza contemporanea sono considerata un’arte per uomini bianchi e dunque non necessariamente appropriata a un uomo polinesiano “brown”. Nelle varie danze tradizionali della cultura samoana, il contatto tra uomini e donne non è molto comune. Tuttavia, A. Tapu ha imparato ad apprezzare il tocco attraverso l'improvvisazione della contact improvisation, usandolo per espandere il suo repertorio. Ad un festival locale, un curatore gli ha esclamato: "Danzi come un ragazzo bianco!”. Nella sua performance Tapu usa l’espressione “come un ragazzo bianco" come punto di partenza per mettere in discussione i confini tra le culture. Il suo esame dei codici della danza si muove in due direzioni: da un lato, porta con sé l’eredità di una cultura altamente dinamica del movimento nella scena della danza contemporanea e, dall'altro, si pone come possibile modello di riferimento nella sua comunità.

Ideazione e coreografia Christoph Winkler
Danza e coreografia Aloalii Tapu
Scene e costumi: Lena Mody, Valentina Primavera
Production: Laura Biagioni


Con il supporto di Orbita | Spellbound - Centro Di Produzione Nazionale della Danza


Christoph Winkler
Christoph Winkler è uno dei coreografi più illustri e versatili della Germania. Il suo lavoro copre un'ampia gamma di formati e spazia da temi molto personali a temi politici. All'interno della struttura della "Compagnia Christoph Winkler" riunisce ballerini da tutto il mondo per lavorare insieme come collettivi temporanei su un ampio spettro di contenuti. Dal 1996 ha creato più di 80 pezzi di danza come artista freelance. Nel 2014 il progetto "Das Wahre Gesicht" ha vinto il FAUST Prize della German Stage Association nella categoria "Best Choreography". Nel 2016 ha ricevuto ancora una volta il "Premio Faust" per una sua produzione. Aloalii Tapu è stato premiato come "Miglior ballerino" per l'assolo "Urban Soul Café". È stato anche l'iniziatore e curatore di "The Witch Dance Project" e del FanFic Festival. Negli ultimi anni ha prodotto con successo diverse produzioni di ispirazione musicale come "Ernest Berk - The Complete Expressionist", "Julius Eastman - Speak Boldly" o "We Are Going To Mars". Nel 2020 Christoph Winkler ha ricevuto il George Tabori Prize e nel maggio 2022 il German Dance Prize.

wwww.christoph-winkler.com

Fabritia D’Intino (IT)
CANCAN - secondo studio

PERFORMANCE/DANZA
Teatro Palladium
h. 22:00 (40')

Biglietto: 8 euro

Il Can Can appare a Parigi nel’800 come sviluppo della quadriglia, una danza codificata di coppia alla quale le donne potevano partecipare solo accompagnate e dove solo l’uomo poteva concedersi momenti di improvvisazione, virtuosismo ed espressione personale durante il cosiddetto “solo del Cavaliere”. Progressivamente le donne si appropriano di questa pratica, riunendosi tra loro in contesti non formali. In questo moto di emancipazione ha un ruolo fondamentale l’uso delle gambe le quali, normalmente nascoste dalle gonne, acquistano sempre più mobilità ed articolazione. Il Can Can nel tempo diventa un ballo rivoluzionario ed erotico, e dunque bandito. Successivamente, grazie anche all'apporto di figure iconiche come La Goulue, il Can Can viene non solo tollerato ma anche richiesto sui grandi palchi, primo fra tutti il Moulin Rouge. In questo modo da rituale di rottura diventa oggetto di consumo di massa, rientrando forse in quei canoni dai quali inizialmente era stato veicolo di evasione. Il primo spunto di ricerca viene appunto dai diversi aspetti storici del Can Can che in questo caso vengono inclusi e declinati in una possibile lettura del presente. In particolare, la danza ed i suoi codici accademici vengono qui offuscati, spostando lo sguardo verso un più ampio spettro di significati. A partire dall’immaginario rivoluzionario e festante del Can Can questo lavoro tenta infatti di alterarne il paesaggio proponendo variazioni energetiche e figurative. Depotenziando il valore ludico e gioioso, l’intento è quello di offrire uno scorcio laterale sulla relazione fra intrattenimento, erotismo e virtuosismo. Affermando una danza ipo-performativa i corpi attraversano e sfidano le contraddizioni e lo spaesamento dell’essere iper-esposti ad un consumo voyeuristico. CANCAN cerca di ricostruire il tragitto di un moto di emancipazione scuro, scarico e forse fallito.

Ideazione e coreografia: Fabritia D'Intino
Performance: Cesare Benedetti, Fabritia D’Intino, Riccardo Guratti
Musica originale: Federico Scettri
Consulenza drammaturgica: Roberta Nicolai, Piersandra Di Matteo
Produzione: Chiasma
Co-produzione: Teatri di Vetro e Officine TSU - Teatro Stabile dell’UmbriaSostegno: Periferie Artistiche - Centro di Residenza Multidisciplinare Regione Lazio/Vera Stasi, CURA - Centro Umbro Residenze Artistiche/Indisciplinarte/La Mama Umbria International, Ostudio - Roma, Nao Crea/Ariella Vidach Aiep, C.L.A.P.S.

Con il supporto di Orbita | Spellbound - Centro Di Produzione Nazionale della Danza


Fabritia D’Intino
Fabritia D’Intino (Foligno, 1986) si laurea presso L'Accademia Nazionale di Danza (Roma) e presso ArtEZ (Arnhem, Olanda). Dal 2013 al 2019 cura e coordina in Spagna il Barcelona International Dance Exchange - BIDE. I suoi lavori coreografici, spesso in collaborazione con altrə artistə, vengono premiati e presentati in diversi contesti internazionali. Oltre alla creazione di performance per la scena, sviluppa la sua ricerca in contesti site specific e attraverso progetti relazionali, partecipativi e installativi. Dal 2018 fa parte di Catsandsnails (Francia) e Chiasma (Roma).

Ricreazione
Villetta Social Lab
dalle h. 18:30 apertura Bar, dalle h. 19:00 apertura corner libreria a cura di Libreria Griot, dalle h 20.:00 apertura Trattoria

ingresso libero

4 OTTOBRE

Elisabetta Consonni (IT)
Special Handling

PERFORMANCE ONE TO ONE
Teatro Palladium
dalle h. 15.00 alle h. 22.30 (25')

Biglietto: 5 euro

Special Handling vuole essere una piattaforma per l’emersione delle competenze informali all'interno di gruppi considerati marginali, un percorso di conoscenza e collaborazione in cui il concetto di cura viene inteso come una dimensione di circolazione di saperi e di moltiplicazione di relazioni costruite attorno al fare assieme in una dinamica di dono ed empowerment reciproco. Il progetto riflette su una possibilità di scardinamento delle gerarchie di potere insite nella struttura del sapere. Dall'impianto occidentale della divisione del sapere per categorie rimangono esclusi non solo saperi altri, magici e occulti, che un’impostazione settecentesca del pensiero ha bandito definitivamente, ma anche tradizioni di sapere non occidentale e tutto quell’insieme di saperi invisibilizzati perché invisibilizzate sono le persone che li detengono. Attraverso la formula “Io ti offro un massaggio o una pratica, tu puoi insegnarmi qualcosa?” emergono pratiche che necessitano di essere osservate in quanto saperi non convenzionali, non quelli che si prestano ai dispositivi di conoscenza in ambito educativo o professionalizzante, non quelli trasmissibili da istituzioni o personalità accademiche ma saperi più vicini al corpo e al fare, un’enciclopedia silenziosa che tesse definizioni di conoscenza e solidarietà più ampie, quotidiane. Gli incontri sono stati seguiti dall’antropologa Sara Bramani attraverso lo strumento video e un accompagnamento teorico. Il processo viene restituito pubblicamente attraverso un’installation-performance in cui una persona alla volta viene accolta con un gesto performativo che vuole restituire alcune tracce dei processi fatti precedentemente.

Trailer

Di Elisabetta Consonni
Perfomance: Elisabetta Consonni, Fatima Ferro
Realizzazione tappeto: Fatima Ferro
Decorazione tenda: Faiza Marei
Riprese video: Sara Bramani
Editing: Elisabetta Consonni
Suono performance: Neunau
Nei video: Iuliana, Gehan, Fatima, Taslima


Con il supporto di Orbita | Spellbound - Centro Di Produzione Nazionale della Danza


Elisabetta Consonni
Coreografa tutto, essere umani e disumani, oggetti mobili e immobili, mappe, interstizi e gruppi vacanze spaziali. Tesse reti di relazioni, sottili e forti, come il vetro di zucchero. Elisabetta Consonni mira ad espandere la pratica della coreografia cercando dispositivi performativi per incorporare dinamiche e temi del sociale, con particolare attenzione all'uso e al significato sociale dello spazio pubblico e alla declinazione delle competenze coreografiche nelle pratiche comunitarie.

www.elisabettaconsonni.com

Maria Paola Zedda / Elisabetta Consonni (IT)
Le alleanze dei corpi: poetiche e politiche della cura

TALK
Villetta Social LAB
h. 19:00 (60')

ingresso gratuito con prenotazione consigliata

In occasione della presentazione della performance Special Handling di Elisabetta Consonni presso il Teatro Palladium, Maria Paola Zedda, curatrice di progetti artistici e performativi e studiosa racconterà al pubblico di Interazioni i punti salienti del progetto Le alleanze dei corpi, attivo nel territorio milanese da diversi anni, intrecciando un dialogo con Elisabetta Consonni, una delle artiste che hanno accompagnato la manifestazione dal suo inizio. Attraverso il racconto delle pratiche relazionali, artistiche, performative ed etnografiche che hanno animato negli anni il progetto, Zedda proporrà una riflessione sulla cura come pratica artistica e sulla creazione di contesti di self care e communitty care ripensando la cura come bene comune e come atto collettivo di trasformazione della sfera pubblica, come strategia di decolonizzazione dei corpi e dei codici estetici, nonché come relazione tra corpo, vulnerabilità e precarietà.



Maria Paola Zedda
Curatrice ed esperta di performance, danza e arti visive, rivolge la sua ricerca ai linguaggi di confine tra arte contemporanea, danza, performance e cinema. Ha lavorato come assistente e organizzatrice per oltre un decennio, e attualmente come dramaturg, nelle produzioni della Compagnia Enzo Cosimi. Come performer indipendente ha ottenuto importanti riconoscimenti quali la Menzione Speciale del Premio Equilibrio nel 2009. Dal 2011 dirige festival e manifestazioni legati ai linguaggi del contemporaneo (Across Asia Film Festival, CampoSud, NAO Performing Festival) collaborando con prestigiose istituzioni nazionali e internazionali quali MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Triennale di Milano, Istituto Svizzero, Musei Civici di Cagliari, Hanoi Doclab – Goethe Institut. Nel 2015 è direttrice artistica di Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015. Nel 2018 cura presso la Triennale di Milano e Palazzo Litta la mostra MAPPE – Sguardi sui confini per il Segretariato Regionale MiBACT Lombardia.

Elisabetta Consonni
Coreografa tutto, essere umani e disumani, oggetti mobili e immobili, mappe, interstizi e gruppi vacanze spaziali. Tesse reti di relazioni, sottili e forti, come il vetro di zucchero. Elisabetta Consonni mira ad espandere la pratica della coreografia cercando dispositivi performativi per incorporare dinamiche e temi del sociale, con particolare attenzione all'uso e al significato sociale dello spazio pubblico e alla declinazione delle competenze coreografiche nelle pratiche comunitarie.

Irene Russolillo (IT)
dov’è più profondo

PERFORMANCE
Teatro Palladium
h. 21:00 (40')

Biglietto: 8 euro

dov'è più profondo è uno spettacolo fatto di corporeità, suono e immagini, in cui convivono narrazioni sovrapposte, canti spogliati da una provenienza unica e pensieri sulle identità e le tradizioni svincolati dall'ideale di purezza, per lasciare spazio all'imperfezione e alla mescolanza. La creazione coreografica convoca a sé la potenza del canto, come luogo di una possibile condivisione sensibile tra esseri umani, per analizzare e celebrare aspetti semplici e importanti del vivere-insieme.

Trailer

Progetto, coreografia e performance Irene Russolillo
Creazione sonora e performance Edoardo Sansonne / Kawabate
Assistenza drammaturgica e cura Irene Pipicelli
Disegno luci e direzione tecnica Valeria Foti
Costumi Vanessa Mantellassi

Fonti sonore Archivio Sonoro Cantar Storie di Domodossola a cura di Luca e Loris Bonavia
Fonti visive Walser Cultura e Archivio del BREL - Bureau Régional Ethnologie et Linguistique della Regione Valle d'Aosta

Il progetto è realizzato da Irene Russolillo con l'Associazione Culturale VAN nell'ambito del Premio CROSS Award 2019 di Verbania col sostegno in residenza di Teatro della Cittadella di Aosta, NCA Small Theatre di Yerevan, Teatro M. Spina di Castiglion Fiorentino / Kilowatt, Compagnia Virgilio Sieni e Fondazione CR Firenze / Bando Abitante 2021 e il sostegno di ATCL - Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio con la collaborazione di Carrozzerie n.o.t di Roma e PARC - Performing Arts Research Center di Firenze col supporto di Ministero della Cultura e Regione Emilia Romagna

Con il supporto ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio


Irene Russolillo
Come danzatrice ha preso parte a spettacoli di Micha Van Hoecke, Roberto Castello, Abbondanza|Bertoni, Lisi Estaras e molti altri. Come coreografa ha ricevuto il sostegno da ALDES, dal Network Anticorpi XL, dei network internazionali Crossing the sea e Crisol, dal Festival Oriente Occidente di cui è stata artista associata. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti come il Premio Equilibrio e il Premio Masdanza come migliore performer, il Premio Prospettiva Danza, il Cross Award. Fa parte dell'Associazione culturale VAN.

Ricreazione
Villetta Social Lab
dalle h. 18:30 apertura Bar, dalle h. 19:00 apertura corner libreria a cura di Libreria Griot, dalle h 20.:00 apertura Trattoria

ingresso libero

5 OTTOBRE

Elisabetta Consonni (IT)
Special Handling

PERFORMANCE ONE TO ONE
Teatro Palladium
dalle h. 15.00 alle h. 22.30 (25')

Biglietto: 5 euro

Special Handling vuole essere una piattaforma per l’emersione delle competenze informali all'interno di gruppi considerati marginali, un percorso di conoscenza e collaborazione in cui il concetto di cura viene inteso come una dimensione di circolazione di saperi e di moltiplicazione di relazioni costruite attorno al fare assieme in una dinamica di dono ed empowerment reciproco. Il progetto riflette su una possibilità di scardinamento delle gerarchie di potere insite nella struttura del sapere. Dall'impianto occidentale della divisione del sapere per categorie rimangono esclusi non solo saperi altri, magici e occulti, che un’impostazione settecentesca del pensiero ha bandito definitivamente, ma anche tradizioni di sapere non occidentale e tutto quell’insieme di saperi invisibilizzati perché invisibilizzate sono le persone che li detengono. Attraverso la formula “Io ti offro un massaggio o una pratica, tu puoi insegnarmi qualcosa?” emergono pratiche che necessitano di essere osservate in quanto saperi non convenzionali, non quelli che si prestano ai dispositivi di conoscenza in ambito educativo o professionalizzante, non quelli trasmissibili da istituzioni o personalità accademiche ma saperi più vicini al corpo e al fare, un’enciclopedia silenziosa che tesse definizioni di conoscenza e solidarietà più ampie, quotidiane. Gli incontri sono stati seguiti dall’antropologa Sara Bramani attraverso lo strumento video e un accompagnamento teorico. Il processo viene restituito pubblicamente attraverso un’installation-performance in cui una persona alla volta viene accolta con un gesto performativo che vuole restituire alcune tracce dei processi fatti precedentemente.

Trailer

Di Elisabetta Consonni
Perfomance: Elisabetta Consonni, Fatima Ferro
Realizzazione tappeto: Fatima Ferro
Decorazione tenda: Faiza Marei
Riprese video: Sara Bramani
Editing: Elisabetta Consonni
Suono performance: Neunau
Nei video: Iuliana, Gehan, Fatima, Taslima


Con il supporto di Orbita | Spellbound - Centro Di Produzione Nazionale della Danza


Elisabetta Consonni
Coreografa tutto, essere umani e disumani, oggetti mobili e immobili, mappe, interstizi e gruppi vacanze spaziali. Tesse reti di relazioni, sottili e forti, come il vetro di zucchero. Elisabetta Consonni mira ad espandere la pratica della coreografia cercando dispositivi performativi per incorporare dinamiche e temi del sociale, con particolare attenzione all'uso e al significato sociale dello spazio pubblico e alla declinazione delle competenze coreografiche nelle pratiche comunitarie.

www.elisabettaconsonni.com

Al.Di.Qua Artists (IT)
Conversazione con Al.Di.Qua Artists

TALK
Villetta Social LAB
h. 19:00 (60')

ingresso gratuito con prenotazione consigliata

Diana Anselmo e Flavia Dalila D'Amico dell'associazione Al.DI.QUA Artists si confrontano sulle linee di tensione che attraversano corpi e spazi - scenici, culturali, sociali, estetici. Verranno ripercorsi tratti del volume Lost in Translation. Le disabilità in scena (Bulzoni) di Flavia Dalila D'Amico: «Penso che la danza sia un mezzo per approfondire la conoscenza del proprio corpo. Nel mio caso ha anche cambiato la mia relazione con il mio corpo, verso una maggiore attenzione alle sue capacità piuttosto che ai suoi “limiti”. Si spera che lavorare in ambienti che ti investono del potere di vedere il tuo corpo in maniera positiva possa contribuire a renderti più sicuro, a riconoscere il tuo valore e il potenziale del tuo corpo» (Claire Cunnigham) artista intervistata dall'autrice.
È a partire da questa riflessione impressa sulla carta scritta che il dialogo prende forma dal vivo.

Con il supporto di British Council


Flavia Dalila D'Amico
Flavia Dalila D'Amico è una studiosa e curatrice nel campo delle arti performative. I suoi interessi di ricerca si rivolgono alle intersezioni tra corpi, soggettività politiche e tecnologie nell'ambito delle arti performative. Autrice del volume Lost in Translation. Le disabilità in scena (Bulzoni Editore). Fa parte dell'associazione Al. Di. Qua. Artists e cura la comunicazione del Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma e di Fuori Programma Festival Internazionale di Danza.

Diana Anselmo
Diana Anselmo, classe ’97, è performer, attivista ed essere umano improvvisato. Attualmente studente magistrale in Teatro e Arti performative allo IUAV di Venezia, durante la triennale in Sociologia inizia a conoscere il mondo delle arti performative lavorando al loro interno – e non ne vorrà uscire più. Attivista sui temi del transqueerfemminismo intersezionale, presidente di Al.Di.Qua. Artists e, nel tempo libero, membro più giovane del Cultural Advisory Board del British Council.

Al.Di.Qua. Artists
Al.Di.Qua. Artists (Alternative Disability Quality Artists) è la prima associazione italiana di categoria di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo portatrici di corpi disabilitati. Nato nel 2020, dopo che artistə di diverse discipline e disabilità si sono riunitə per ragionare e proporre istanze in merito all'accessibilità del mondo nel lavoro artistico.

Diana Anselmo (IT)
Autoritratto in 3 atti

LECTURE/PERFORMANCE
Teatro Palladium
h. 21:00 (60')

Biglietto: 3 euro

*L’evento 4 legs good di Claire Cunningham è stato annullato e sostituito da Autoritratto in 3 atti di Diana Anselmo.
Per recupero biglietti contattare prodcution.chiasma@gmail.com

Autoritratto in tre atti, esattamente come l’artista che lo agita e abita, e si fa beffa dei confini del genere e da videoperformance di 7min esonda in lecture-performance più ampia.Il tema centrale è lo sguardo, declinandolo però sotto tre diversi punti di vista; quasi fossero tre differenti modi di guardare ad un guardare:
Si inizia dallo sguardo proprio, come percepito dalla mia singolare scatola cranica. Cosa vuol dire abitare un corpo con disabilità?
Si giunge poi a quello subìto, mettendo in campo il tema dell’intrusività degli sguardi altrui sui nostri corpi; sguardi che rendono la persona con disabilità oggetto di un qual certo morboso piacere voyeuristico, e che sta a noi imparare a gestire. Del resto, ogni sistema di potere affermerà sempre che la responsabilità ricade sulle spalle della categoria marginalizzata (che un po’ se la va a cercare). Se imparassimo a stare in casa non succederebbe niente. Si aprono ora le porte ad una discriminazione apparentemente ignota e misteriosa, ma in realtà “nascosta in piena vista”: l’abilisimo.
Tra cenni sociologici ed esperienze autobiografiche si approda infine ad un ultimo tipo di sguardo, tanto poetico quanto politico: quello riappropriato.È lo sguardo cercato, voluto e autodeterminato, sulla e della propria corporeità. Sguardo non più singolare, ma collettivo. Uno sguardo plurale e sovra-individuale, dipinto e restituito dal videomanifesto di Al.Di.Qua., prima associazione europea di advocacy composta da artisti e artiste con disabilità, per artisti e artiste lavoratori e lavoratrici del settore spettacolo con disabilità.Uno sguardo che, rovesciando l'oggetto in un soggetto, può finalmente esondare gli argini delle definizioni maggioritarie finora conferite a corpi disabilitati.

videoperformance di e con Diana Anselmo
voci di Al.Di.Qua. Artists
videomanifesto alla regia di Claudio Gaetani con Al.Di.Qua. Artists


Diana Anselmo
Diana Anselmo è artista, attivista ed essere umano improvvisato.Studente magistrale in Teatro e Arti Performative allo IUAV, durante la triennale in Sociologia inizia a conoscere il mondo delle arti performative e dei Festival lavorando al loro interno… e non ne vorrà uscire più.Attivista sul tema dell’anti-abilismo, co-founder di Al.Di.Qua. Artists, prima associazione in europa di e per artist* con disabilità; fra le varie cose, membro più giovane del Cultural Advisory Board del British Council.

Valeria Testagrossa / Nicola Grignani / Andrea Zambelli (IT)
Irawaddy mon amour

DOCUMENTARIO
Teatro Palladium
h. 22:30 (60')

ingresso gratuito con prenotazione consigliata

Il giovane venditore ambulante Soe Ko vive in un piccolo villaggio sul fiume Irrawaddy in Myanmar. È innamorato di Saing Ko, un tranquillo muratore di un altro villaggio, e sogna un matrimonio con tutti i crismi: bei vestiti, gioielli e trucco. Ma il Myanmar è governato da un regime militare e il matrimonio tra due uomini è severamente vietato. L'omosessualità non è accettata e molti omosessuali soffrono di stigmatizzazione e discriminazione. In questa piccola comunità in particolare, tuttavia, c'è un eccezionale, piccolo circolo che accoglie gli omosessuali. Tra loro ci sono un attivista per i diritti umani, un insegnante, uno sciamano e un'estetista. Decidono di far diventare realtà il matrimonio tra i due giovani amanti. Il film li segue e li osserva da vicino durante i preparativi per il matrimonio organizzato in segreto. Il matrimonio si conclude con una celebrazione esuberante che dimostra che l'amore rifiuta di essere oppresso.

Trailer

Direzione: Valeria Testagrossa, Nicola Grignani, Andrea Zambelli
Fotografia: Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli
Produzione: Alkermes
Editing: Luca Gasparini
Musica: Giulio Ciccia, Marco Offredi
Starring: yo Nyunt, Soe Ko, Htet Htet, Saing Ko, Thet Htar Phyu


Valeria Testagrossa
Valeria Testagrossa: è scrittrice, regista e direttrice della fotografia. Ha diretto diversi film documentari che sono stati proiettati in festival come Visions Du Reel, Idfa, Torino Film Festival, CPH:DOX, Docs DF, Mar Del Plata. Con il suo cinema esplora la connessione tra piccole storie intime e contesto sociale e politico. Ha studiato Arti Visive all'Università di Bologna, Giornalismo Multimediale e Filmmaking Documentario alla Westminster University, Cinematografia alla Shot Academy di Roma. In passato ha lavorato come fotografa e giornalista, dal 2012 si dedica completamente al cinema. Valeria Testagrossa vive a Roma e ora sta scrivendo e sviluppando il suo lungometraggio DOR.

Ricreazione
Villetta Social Lab
dalle h. 18:30 apertura Bar, dalle h. 19:00 apertura corner libreria a cura di Libreria Griot, dalle h 20.:00 apertura Trattoria

ingresso libero

6 OTTOBRE

Marta Olivieri / Juliana Azevedo (IT/PT)
Chi ben comincia è a metà dell’opera

WORKSHOP
Teatro Palladium
h. 17:30 (120')

ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria – massimo 15 partecipanti

Il laboratorio Chi ben comincia è a metà dell'opera è un esperimento inserito in una ricerca più ampia dal titolo Le Aloniche e si propone di creare un ambiente sonoro a partire dall'esplorazione di un'aria lirica in relazione ai proverbi trovati nel quaderno di Maria Irene Barberis compilato a Fregene nel 2007. Il laboratorio si compone di una prima parte di riscaldamento vocale e di una seconda in cui la melodia e le parole convergono, con l'obiettivo di creare un ambiente sonoro stratificato. La partecipazione è aperta a tuttə le persone interessatə al lavoro canoro.

La partecipazione è aperta a tuttə le persone interessatə al lavoro canoro.

Il laboratorio è tenuto da Juliana Azevedo con il sostegno di Marta Olivieri ed è realizzato nell'ambito del progetto Le Aloniche con il sostegno di Chiasma, Lottounico, Carrozzerie n.o.t
Con il supporto di Orbita | Spellbound - Centro Di Produzione Nazionale della Danza


Marta Olivieri
Marta Olivieri (ITA) è autrice e performer. Scritture, suoni, temperature e asfalto sono gli ambiti della ricerca. Il corpo si muove tra il visibile e l’invisibile e tenta un continuo accadimento ai lati della struttura.

Juliana Azevedo
Juliana Azevedo (PRT) è una cantante laureata al Conservatorium di Amsterdam. Si muove tra il mondo operistico e quello popolare, due mondi che si figurano nei suoi progetti e con i quali si è esibita in Italia, Portogallo e Olanda.

Daria Greco / Jacopo Ruben Dell’Abate (IT)
[parentesi]

PERFORMANCE/INSTALLAZIONE
Teatro Palladium
h. 20:00 e h. 21:45 (60')

ingresso gratuito senza prenotazione

A cavallo fra una durational performance e un'installazione, [parentesi] dichiara immediatamente una natura snodata dalla scrittura fissa e persuasa dal rapporto con lo spazio specifico in cui è esperita. A partire da questa condizione, [parentesi] si serve della fotografia e della performance per raccontare un processo che metta in relazione le condizioni di sfrenatezza e riposo. La successione elaborata dai due autori, Daria Greco e Jacopo Ruben Dell'Abate, sottolinea il carattere irreprensibile dell’eccitazione e la permeabilità della tregua, incoraggiandone una lettura formale e, insieme, emozionale. La scelta del bianco e nero e il suo impiego confondono l’impronta e svelano le intenzioni, arrivano come echi e si piazzano come macigni, suggeriscono chimere e inoculano realismo. Tra toni lattescenti e forme mozzate, l’azione performativa si presenta al pubblico in site specific, dichiarando la sua anima corruttibile, in cui la natura del segno non è esattamente attribuibile né solo al gesto della danzatrice, né solo allo sguardo del fotografo.

Ideazione: Jacopo Ruben Dell’Abate e Daria Greco
Performance: Jacopo Ruben Dell’Abate e Daria Greco
Suono: Jacopo Ruben Dell’Abate


Con il supporto di Orbita | Spellbound - Centro Di Produzione Nazionale della Danza


Jacopo Ruben Dell'Abate
Jacopo Ruben Dell'Abate Diplomatosi presso il SAE Institute di Milano, Jacopo Ruben Dell'Abate è un fonico, sound designer e musicista. È stato fonico di sala per diversi artisti della scena musicale italiana come Gazzelle, Fedez, Giovanni Truppi, Lucio Leoni. Per il teatro è stato fonico di sala / programmer assistant per Hubert Westkemper in Una cosa Enorme di Fabiana Iacozzilli - produzione Cranpi; LA CLASSE di Fabiana Iacozzilli - produzione Cranpi; sound designer per Prospettiva 19 di e con Lucio Leoni. Nel 2020, impossibilitato a svolgere il suo lavoro ordinario a causa dell’ancora attuale pandemia di Covid-19, ha riscoperto una vecchia passione per la fotografia specializzandosi principalmente nel genere street e studiando tecniche e software di post-produzione fotografica per la gestione correttiva e creativa del bianco e nero. L’attrazione per questa forma espressiva non è del tutto casuale, a partire da suo nonno paterno che lavorò come fotoreporter per varie testate nella Milano ruggente degli anni di piombo e delle contestazioni studentesche, passando per padre e zio che approcciarono con simile passione a questo mezzo, lo scatto di una reflex è sempre stato percepito come un gesto familiare ai suoi occhi già dalla primissima infanzia.

Daria Greco
Daria Greco è una danzatrice e autrice che basa la sua ricerca coreografica sul rapporto fra meccanica del corpo e immaginazione, e si serve di pratiche dell’antiabitudine per rintracciare sprazzi di realtà. Artista associata del gruppo Chiasma (MIC) di Salvo Lombardo, lavora, inoltre, con Carsten Saeger, Alice Gosti/Malacarne, Fabritia D’Intino, Clementine Vanlerberghe, Riccardo Guratti, DOM. Determinanti per le sue scelte artistiche, gli incontri con Marta Ciappina e Arkadi Zaides. Dal 2007 al 2009 è stata ballerina e presentatrice nel programma televisivo Music Gate (RaiGulp/Rai 1). Tra i suoi progetti autoriali Noyau (2017), TAGADA’ (2021, collaborazione con F. D'Intino) e Crangon Crangon (progetto vincitore di Odiolestate 2021_,Carrozzerie | n.o.t; Fuoriprogramma Festival/Teatro Biblioteca Quarticciolo; Citofonare Pimoff; PERIFERIE ARTISTICHE – Centro di Residenza Multidisciplinare del Lazio// Twain; ATCL – Circuito Multidisciplinare del Lazio). Dal 2020 è cofondatrice di Ostudio, progetto di coabitazione artistica nel quartiere di Roma Torpignattara, dal 2018 di SiR_sharing in Roma, spazio di messa in rete e di condivisione di pratiche di ricerca rivolto ai performer nella capitale e dal 2017 collabora attivamente con Scup_Sport e Cultura Popolare, realtà romana autogestita.

Jérôme Bel (FR)
Laura Pante

PERFORMANCE/DANZA
Teatro Palladium
h. 21:00 (60')

Biglietto: 12 euro

Nel 2020 - per motivi di sostenibilità ambientale - io e i miei collaboratori abbiamo smesso di prendere l’aereo. Invece che viaggiare, ho iniziato a contemplare nuove pratiche coreografiche […] con cast e assistenti tutti scelti a livello locale. Desideravo continuare su questa strada e iniziare a scrivere partiture di danza per solisti che fossero di per sé eloquenti, in modo da non dover incontrare direttamente gli interpreti. […] Su invito del CSS, ho realizzato un esperimento coreografico con e per la danzatrice Laura Pante” (Jérôme Bel)

Trailer

testo e concept: Jérôme Bel
di e con Laura Pante
assistente Chiara Gallerani
consulenza artistica e direzione esecutiva Rebecca Lasselin
con estratti da coreografie di Cristina Rizzo, Xavier LeRoy e Scarlet Yu, Silvia Costa (suono di Lorenzo Tomio)
musiche originali Guglielmo Bottin, Beatrice Goldoni
foto di copertina Dido Fontana
foto di scena Daniele Fona
produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
in collaborazione con Institut français Italia e Fondazione Nuovi Mecenati


Jérôme Bel
Jérôme Bel è un coreografo francese e uno dei protagonisti indiscussi della scena internazionale contemporanea. Con le sue prime creazioni (name given by the author, Jérôme Bel, Shirtology...), Jérôme Bel ha iniziato ad applicare principi strutturali alla danza per mettere in primo piano gli elementi primari dello spettacolo teatrale. Il suo interesse si è poi spostato sulla questione del performer come individuo unico e particolare. La serie di ritratti di danzatori (Véronique Doisneau, Cédric Andrieux, Isadora Duncan...) affronta così la danza attraverso la narrazione di chi la pratica. Si è anche spesso interrogato su ciò che il teatro può essere in senso politico (The show must go on, Disabled Theater, Gala…). Nell’offrire il palcoscenico a performer non tradizionali (dilettanti, persone con handicap fisici e mentali, bambini...) ha mostrato una chiara preferenza per la comunità delle differenze, dove il desiderio di danzare prevale sulla coreografia fine a sé stessa, in un processo di emancipazione attraverso l’arte.

Laura Pante
Laura Pante è danzatrice e ricercatrice di teorie e pratiche del teatro. Laureata in Arti Visive presso l’Università IUAV di Venezia, da ottobre 2020 è dottoranda nello stesso ateneo. Nel 2019 conclude un periodo di ricerca artistica presso APASS (Advanced Performance and Scenographic Studies) a Bruxelles. Il suo studio si concentra sull’analisi delle relazioni politiche tra pensiero e movimento proprie delle tecniche corporee utilizzate da coreograf* contemporane*. La sua ricerca artistica si attualizza attraverso dispositivi coreografici, progetti performativi, curatoriali, pedagogici e di scrittura in cui sono i saperi del corpo a stimolare nuovi discorsi teorici e a incentivare lo sviluppo di pratiche transdisciplinari. In questi anni è in scena come danzatrice per Jerome Bel, Romeo Castellucci, Cindy Van Acker, Silvia Costa, Compagnia Abbondanza Bertoni, e come performer per le artiste visive Anna Franceschini e Alexis Blake; dal 2012 lavora per il fotografo Dido Fontana. Studia con Cristina Kristal Rizzo, Meg Stuart, Gisèle Vienne, Xavier LeRoy, Yasmine Hugonnet, Raffaella Giordano, Leonardo DeLogu. Nel 2016 ha completato la formazione in Danza Sensibile, tecnica somatico/osteopatica sviluppata da Claude Coldy, attualmente studia Hatha Yoga presso la scuola “I vasi comunicanti" condotta da Francesca Proia.

www.cssudine.it/produzioni/1292/laura-pante

Beercock (UK/IT)
Human Rites

PERFORMANCE/MUSICA
Teatro Palladium
h. 22:30 (60')

Biglietto: 8 euro

I body-beats campionati dal vivo tramite la loop-station, sono un ponte ideale tra le influenze urbane della musica elettronica, la musica afro-americana e sub-sahariana a cui si ispira e una dimensione arcaica, insieme mediterranea e gotica che attraversa tutto il sound. Su questo impianto percussivo possente, la voce - strumento maestro di BEERCOCK - è lasciata libera di esprimersi dinamicamente e timbricamente, di penetrare l’ascolto e dominarlo con densità e forza emotiva fino ai limiti del gospel. L’ancestrale, il rituale, l'estasi e il canto individuale e corale: la potente performance musicale fra corporeo e elettronica di BEERCOCK (cantante, musicista, poeta e attore di teatro anglo-italiano) è un rito umano da condividere con la società, in questo periodo storico attraversato da un terremoto che ha portato a ripensare alle dinamiche più profonde tra individui e collettività, tra prossimità e distanza, tra fisico e digitale. “Human Rites” è il suo secondo disco, ritenuto dalla critica uno degli album più d’impatto del 2020 (tra i migliori dell’anno, per Rumore).

​Voce, corpo, rito: BEERCOCK​


linktr.ee/BEERCOCK

Ricreazione + silent disco
Villetta Social LAB
h. 22:30

ingresso gratuito senza prenotazione

8 OTTOBRE

Ricreazione – evento di chiusura del Festival
Ostudio
h. 19:00

ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

Interazioni Festival si concluderà a Ostudio con l’apertura di uno spazio relazionale, pensato come momento di rilancio e di Ri-creazione delle traiettorie future del Festival tramite una discussione tra artistə e pubblico, immaginando di formulare insieme le prime domande possibili che guideranno la prossima edizione 2023. Il tutto avverrà nella cornice di uno spazio di discussione informale e conviviale che si trasformerà, infine, in una Ricreazione festosa.

ABBONAMENTO

Abbonamento per tutto il Festival
Per info: production.chiasma@gmail.com

40 euro

BIGLIETTI E PRENOTAZIONI


I biglietti degli eventi a pagamento sono acquistabili on line e presso la biglietteria del teatro che aprirà al pubblico un’ora prima dell’inizio degli eventi.

La partecipazione agli eventi gratuiti è prenotabile on line.

TARIFFE


Teatro Palladium

€5:
- Special Handling di Elisabetta Consonni

€8:
- CANCAN - secondo studio di Fabritia D’Intino;
- dov’è più profondo di Irene Russolillo;
- Human Rites di BEERCOCK

€12:
- The Goldberg Variations - dancing like a white guy di Aloalii Tapu / Company Christoph Winkler;
- 4 Legs Good di Claire Cunningham;
- Laura Pante di Jérôme Bel

Accessibilità, legenda:

Accesso a sedia a rotelle

Mobilità ridotta

Deficit visivo

Interprete Lingua dei Segni

Traduzione simultanea Inglese/italiano

Audio descritto

Senza musica/testo